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Disegni per la didattica

Favole senza draghi

Racconti scritti e illustrati a sostegno della Grecia, madre dell'Europa.

La cicala e le formiche
Al lupo! Al lupo!
La volpe e l'uva
Il corvo e la volpe
Il leone e l'asino selvatico
L'asino selvatico e l'asino domestico
Il leone, l'orso e la volpe
Il leone e la guerra
Il taglialegna e la scure
L'aquila e la tartaruga


La cicala e le formiche

In un grande prato le formiche lavoravano senza sosta, sotto il sole d'estate.
Si davano da fare per mettere da parte le provviste per l'inverno. Ognuna di loro faticava al caldo, ogni giorno, camminando per diversi metri alla ricerca di semi e cibo, caricandosi sulle spalle pesi enormi da portare nel formicaio, che si trovava tra le radici di un grosso albero.
Su un ramo di quello stesso albero se ne stava una cicala, che passava le giornate a cantare, stando beata e serena all'ombra delle foglie.
Guardava dall'alto le formiche che si davano da fare tra l'erba, e non faceva altro che cantare.
Arrivato l'inverno, le formiche si rinchiusero nel formicaio, dove i tutti i magazzini erano stati riempiti fino all'orlo di scorte di cibo.
La cicala invece comincio' a trovarsi in difficolta': con la brutta stagione, a fatica riusciva a trovare qualcosa da mangiare.
Penso' a tutto il cibo che le formiche avevano accumulato passando per tutta l'estate sotto l'albero.
Raggiunse quindi il formicaio e busso' alla porta.
"Ho fame - disse - Avete qualcosa da mangiare?"
Le formiche le dissero: "Certo, aspetta un attimo" e le diedero un po' di semi e qualche briciola di pane accumulati nei magazzini.
La cicala le ringrazio' e torno' contenta nella sua tana sull'albero.
Anche il giorno dopo, tornata la fame, la cicala si presento' alle formiche a chiedere da mangiare, e queste ancora si affrettarono a darle qualcosa della loro scorta di cibo.
"Sono davvero fortunata - disse la cicala - e voi siete cosi' buone ad aiutarmi, senza che io abbia fatto nulla in cambio".
"Ti sbagli - dissero le formiche - perche' tu hai cantato per noi tutta l'estate alleviando la nostra fatica, quindi ora volentieri ti diamo qualcosa in cambio, altrimenti moriresti, e noi la prossima estate la passeremmo nella noia, senza sentire il tuo bel canto".

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Al lupo! Al lupo!

Un gruppo di pastori viveva insieme nello stesso villaggio.
Avevano un solo grosso gregge di pecore, e si erano organizzati in modo che, durante le notti, solo uno di loro restava sveglio per fare la guardia, mentre tutti gli altri potevano dormire.
Una notte, il pastore di turno, preso dalla noia, penso' di fare uno scherzo ai suoi compagni e si mise a gridare: "Al lupo, al lupo!"
Tutti i pastori si svegliarono e corsero al pascolo in pigiama, armati di bastoni e fucili per scacciare il lupo.
Il pastore di guardia disse loro che si era sbagliato, e che non c'erano lupi in giro. Allora i suoi compagni tornarono alle loro case, ma fecero fatica a dormire, tanto era stato lo spavento.
Il pastore burlone fece lo stesso scherzo per altri tre turni, continuando a prendersi gioco dei suoi colleghi.
Durante il suo quinto turno di notte, un branco di lupi si avvicino' per davvero al gregge.
Il pastore, spaventato, si mise a urlare: "Al lupo, al lupo!"
Sentendo quelle grida, al villaggio tutti si svegliarono e corsero al pascolo, senza pensare che poteva trattarsi del solito sbaglio, perche' avevano davvero a cuore sia le loro pecore che il loro compagno.
Tutti insieme, a colpi di fucile e a bastonate, cacciarono il branco di lupi e salvarono le pecore.
Il pastore burlone capi' che aveva corso un brutto rischio: se i suoi compagni non gli avessero creduto, le pecore, e forse la sua stessa vita, sarebbero andate perdute.
Si penti' allora del suo comportamento e smise di prendersi gioco degli altri.

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La volpe e l'uva

Era ormai arrivato l'autunno.
Una volpe aveva passato tutto il giorno in cerca di qualcosa per sfamarsi, ma non avendo trovato nulla, tornava con la pancia vuota alla sua tana. Aveva setacciato tutto il bosco, arrivando fino al confine.
Mentre pensava che quello era solo l'inizio della stagione terribile e che rischiava di morire di fame, vide una grande vigna, piena zeppa di grappoli d'uva matura.
Si avvicino' a una vite e saltando cercava di raccogliere un grappolo, ma non ci riusciva perche' i rami erano troppo alti.
Allora, scoraggiata e stanca, chiese direttamente alla vite se poteva avere un grappolo, e la pianta, accorgendosi di lei disse: "Certo, ci mancherebbe altro, sono ormai piena di grappoli pesanti, tieni!" e lascio' cadere un bel grappolo di uva succulenta tra le zampe della volpe, che ringrazio' e corse tutta contenta alla sua tana nel bosco, a riempirsi la pancia.

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Il corvo e la volpe

Un corvo aveva visto un bel pezzo di formaggio, lasciato da un contadino sul davanzale di una finestra di casa: lo rubo' e volo' sul ramo di un albero per mangiarlo in santa pace.
Passava di la' una volpe, che vide cio' che il corvo aveva fatto. Subito penso' a come prendersi il formaggio.
Con un po' della sua astuzia avrebbe fatto aprire il becco al corvo e il formaggio le sarebbe caduto dal becco del corvo ai suoi denti.
Pero' ci penso' bene e concluse che non e' giusto rubare perche' altri rubano.
La volpe si presento' allora dal contadino e denucio' il corvo.
Il contadino, allarmato, lascio' un altro pezzo di formaggio sul davanzale, ma ci mise anche una bella trappola, perche' sapeva che il corvo sarebbe tornato a rubare.
Cosi' fu, e il corvo fini' in gabbia, mentre la volpe fu premiata dal contadino con il pezzo di formaggio.

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Il leone e l'asino selvatico

Il leone era il piu' potente di tutti, il temuto re di tutti gli animali. Usava la sua forza per dominare sulle altre bestie, e con prepotenza se ne cibava a suo piacimento.
Stanche di essere maltrattate e di finire preda del grosso animale, un gregge di pecore decise di andare a vivere in una grotta, dove il leone non sarebbe riuscito ad entrare.
Affamato, il re ando' alla grotta, ma l'entrata per lui era troppo stretta, cosi', fermatosi all'ingresso, ruggiva per spaventare le pecore, ma queste si guardavano bene dal mettere piede fuori dal loro rifugio.
Il leone penso' dunque ad un piano per stanare le pecore, e chiese a un asino di aiutarlo: sarebbe andato lui, che era noto come animale mansueto, a convincere le pecore ad uscire dalla grotta.
L'asino accetto', ben contento di un compito come quello di aiutare il suo re, il leone.
Quindi si reco' all'ingresso della grotta, e fece un bel discorso, cercando di convincere le pecore, ma queste, sentendolo ragliare, se ne stavano ben chiuse dentro e gli dissero: "Tu puoi urlare finche' vuoi, carissimo, ma noi ti conosciamo bene. Non ci lasciamo ingannare, perche' sei un asino, e anche se parli per il re, asino rimani!"

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L'asino selvatico e l'asino domestico

Un asinello selvatico passava le sue giornate al pascolo, nutrendosi mangiando quando poteva.
Il campo non era sempre generoso e spesso l'erba scarseggiava per il tempo troppo freddo o troppo caldo.
Per questo motivo era piuttosto magro, tanto che sotto la pelle si vedevano le sue costole.
Un giorno l'asino selvatico vide un suo simile, molto piu' sano e robusto di lui, che brucava l'erba in un grande prato recitanto da una staccionata. Era un asino addomesticato.
Osservandolo, l'asino selvatico disse: "Che bella vita! Lui si' che sta bene: e' spensierato, senza problemi e con il cibo a volonta'".
In effetti all'asino domestico venivano serviti due pasti al giorno, dormiva in una stalla pulita e il contadino, suo padrone, lo teneva in forma.
Cosi' l'asinello appoggiava il muso alla staccionata e, guardando l'altro, lo invidiava da morire.
Un giorno, pero', lo incontro' lungo un sentiero, e vide che portava sul groppone quintali di legna, sacchi pieni di grano e attrezzi per lavorare i campi; era cosi' carico che faceva fatica a camminare.
Procedeva barcollando e stremato dal peso eccessivo che il padrone gli aveva messo sulla schiena.
L'asino selvatico ebbe allora un'idea: si presento' al padrone dell'asino domestico e si offri' di aiutarlo, in cambio di cibo e un posto nella stalla.
Il contadino accetto' volentieri e lo prese nella sua fattoria, perche' sapeva che correva il rischio di perdere il suo asino stremato dalla fatica.
Ora i due asini si dividono il peso dei carichi in parti uguali, sbrigano il lavoro piu' volecemente e gli affari del contadino vanno molto meglio.

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Il leone, l'orso e la volpe

Un grosso orso vagava affamato per la foresta alla ricerca di un po' di cibo, quando vide un cesto pieno di provviste, abbandonato probabilmente da qualche cacciatore.
Nello stesso momento arrivo' anche un grosso leone che non mangiava da alcuni giorni.
I due si trovarono faccia a faccia, un po' imbarazzati e un po' infastiditi dalla presenza l'uno dell'altro.
L'orso disse: "Sei il re, serviti pure".
Il leone rispose: "Sei arrivato prima tu, tocca a te".
Passava da quelle parti una giovane volpe che, sentendo le voci dell'orso e del leone, si avvicino' incuriosita.
"Che succede?" chiese la volpe.
"Stiamo discutendo su chi deve mangiare per primo questo cibo che abbiamo trovato" disse il leone.
La volpe sorrise e fece una proposta: "Ma ragazzi! Possiamo dividercelo e mangiare insieme!"
Fu cosi' che i tre fecero un bel banchetto, e fecero anche amicizia.

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Il leone e la guerra

Il leone, re della foresta, decise un brutto giorno di fare una guerra, come fanno tutti i re, ma si guardava bene dall'andarci lui, e chiamo' a corte gli altri animali, suoi sudditi.
Vennero tutti, dai piu' grandi ai piu' piccoli, perche' il leone aveva detto che tutti avrebbero avuto un ruolo nella guerra.
Il re comincio' ad assegnare ad ognuno il proprio compito, cominciando dall'elefante: "Tu hai molta forza. Andrai in prima linea!"
Poi disse all'orso: "Anche tu sei agile e forte: andrai all'attacco insieme all'elefante!".
Quando arrivaro davanti a lui gli asini e le lepri, il re disse: "So che voi siete deboli e avete paura, ma un compito lo avrete anche voi: voi asini avete una voce potente per chiamare a raccolta i soldati, e voi lepri porterete i miei ordini agli animali che combatteranno prima linea."
Il leone, che credeva di essere saggio, sapeva che nessuno era inutile e disse: "Dovete imparare che tutti sono utili se usati al momento opportuno e sfruttando le loro capacita'."
Fu il turno della volpe, e il leone le disse: "Tu che sei il piu' furbo degli animali, mi suggerirai cosa fare."
"Bene, mio re, te lo dico subito: non fare la guerra!" Suggeri' la volpe.

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Il taglialegna e la scure

Un giorno, mentre andava nel bosco, a un taglialegna cadde la scure nel fiume.
Non sapendo come recuperare il suo prezioso attrezzo da lavoro, si sedette sulla riva del fiume e comincio' a piangere. Senza la scure non poteva piu' fare la legna e guadagnarsi da vivere.
Passo' da quelle parti Ermes, che, sentendo il taglialegna lamentarsi, si commosse e decise di autarlo; si tuffo' nel fiume e torno' con una scure d'oro, chiedendo allo sfortunato boscaiolo se fosse quella che aveva perso.
L'uomo rispose di no, perche' la sua non era d'oro, e quindi Ermes si tuffo' ancora in acqua a cercare di nuovo la scure perduta.
Riemerse finalmente con la scure del taglialegna, che subito grido' di gioia nel rivederla. "E' questa! E' proprio la mia scure!"
Ammirato dalla sua onesta', Ermes gli lascio' anche la scure d'oro.
Alla fine della giornata, l'uomo torno' a casa e racconto' quello che gli era accaduto, poi vendette la scure d'oro e con i soldi fece festa con tutti gli amici.
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L'aquila e la tartaruga

Una tartaruga rompeva le scatole a un'aquila perche' le insegnasse a volare, e piu' questa cercava di farle capire che la cosa era contro natura, piu' quella insisteva.
"Ma cosa ti costa? - disse la tartaruga - Basta che mi sollevi in alto, poi volero' da sola nell'aria!"
Allora l'aquila afferro' con i suoi artigli una noce di cocco, e disse: "Immagina che questa sia la tua testa e guarda cosa succede". Quindi si sollevo' in volo, e raggiunti pochi metri di altezza lascio' cadere il frutto.
La noce di cocco cadde su una roccia e si ruppe in mille pezzi.
"Anche se la mia testa e' piu' dura della noce di cocco, adesso ho capito - disse la tartaruga - e vado a piedi!"

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